La memoria scorpora e idealizza la vita, momenti di un tempo spensierati o tristi vengono rivisitati sotto un’altra luce. Gli ideali, le aspirazioni, quello che avremmo voluto essere da grandi, si sfrondano , si modificano adattandoli al nostro presente, al nostro attuale modo di essere.
E così la memoria vaga liberamente: un tempo, alla metà del secolo scorso, ottobre era il mese della fiera, con i banchi degli artigiani (lattonieri, fabbri, ramai, ferraioli, merciai, venditori di smacchiatori miracolosi, quello delle pomate per calli, piazzisti vari), c’erano i cantastorie, i giocatori delle tre carte, il pallone da pugno, la giostra per i piccoli, i venditori di zucchero filato e di bomboloni, quello dei torroni mandorlati e quello dei cordoni di liquirizia.
Ma gli scambi più intensi avvenivano in quella parte della fiera dedicata al bestiame, cavalli, mucche, muli, maiali, conigli, polli , asini, capre, pecore, passavano di mano non senza un’ accurata selezione e un’attenta analisi di denti, garretti, peso, età, provenienza.
A sera la fiera si concludeva con la corsa nei sacchi, la rottura di pignatte ripiene di caramelle e dolciumi vari e la corsa degli asini cavalcati da intraprendenti giovani disposti ad ammaccarsi pur di esibirsi e farsi notare.
Fotografie di un tempo che non esiste più con gli abbeveratoi all’ingresso dei paesi, i pecorai che portavano il latte porta a porta, i venditori di ricotta a “fasceddi”, gli stagnini di pentole e tegami , i molatori di coltelli, i sacchi americani, le pannocchie di granoturco tostate.
Buon ottobre