Chi come me appartiene alla generazione degli anni sessanta sa bene che il primo approccio alla fotografia è stato con il bianco e nero. L’analogico ha nutrito la nostra passione fotografica dove la sperimentazione era limitata alla solarizzazione, alla mascheratura, alla foto meccanica o poco altro, ci accontentavamo della pulizia e perfezione stilistica delle immagini
Poi il digitale a cui abbiamo opposto una vana quanto inutile resistenza si è affermato definitivamente aprendoci un mondo di sperimentazione e creatività incredibili. La teoria evolutiva denominata dell’equilibrio punteggiato per cui il cambiamento capace di produrre una nuova specie sarebbe favorito in piccole popolazioni isolate così come il meccanismo di preadattamento , sono pienamente adattabili alla mia vita e ultima ricerca fotografica.
Finito il tempo dell’analogico, con il mio contemporaneo isolamento in montagna (Pezzoro a 1000 m.) gli immensi spazi creativi del digitale mi hanno portato a nuove forme espressive sia nel tipo di riprese fotografiche sia nel tipo di trattamento al computer delle stesse: sono nati incredibili contrappunti geometrici e grafici, fermentazione di colori assortiti , forme nuove nate dall’estro del momento, gioielli immateriali.
Ebbene la proiezione di stasera, che si articolerà in più momenti, vuole descrivere un periodo per quanto ristretto di questa evoluzione, di questi cambiamenti per approdare all’astratto immaginario . In fondo non chiedetevi da dove vengano le immagini o cosa rappresentino, lasciatevi andare alle vostre suggestioni e impressioni, insomma all’immaginario individuale. Tutte le foto comunque realizzate hanno alla base elementi naturali: foglie, germogli, ghiaccio, frutti, erbe, alberi, cespugli, insetti o uccelli ripresi in natura