Le volpi di montagna.
Io, Sergio e Luciano, quel giorno d’autunno avevamo deciso di salire al monte Guglielmo, di primo mattino ci eravamo avviati verso la Pontogna, dal rifugio dopo la prima ripida ascesa la strada corre a mezza costa fino alla malga Gale.
Da lì il sentiero tra rocce e ghiaioni in circa 60 minuti porta al Redentore e quindi al Guglielmo, la nostra missione era di bere il “Bolgheri Superiore 2011” della Tenuta Argentiera, esattamente alla stessa altitudine dell’annata, 2011 metri per l’appunto, Cris, per accompagnare il vino aveva preparato una quiche di beccacce al tartufo degna del migliore chef.
L’alt, ci siamo, pronunciato da Sergio osservando il suo altimetro, ci coglieva in prossimità di un piccolo prato in leggero declino , era perfetto, 2011 metri esatti; dagli zaini, protetta da un contenitore termico appropriato la quiche era stata posata sul plaid e il Bolgheri stappato e pronto ad essere versato nei bicchieri di cristallo (perfetti per l’occasione)
L’autunno portava con se giorni ancora tiepidi e dalle erbe si alzava un leggero vapore dovuto al tepore mattutino, il panorama spaziava dal Monte Baldo all’argenteo lago di Garda e alle cime rocciose innevate della catena dell’Adamello , più in là ancora il monte Rosa si intravedeva appena oltre la pianura padana.
Un leggero fruscio aveva richiamato l’attenzione di Sergio, con fare distratto una volpe dalla bellissima coda era improvvisamente comparsa al limitare del prato , ci eravamo avvicinati nel tentativo di osservarla e possibilmente fotografarla, stava immobile senza perderci di vista.
Eravamo incantati, mai vista una volpe cosi vicina e cosi bella, il manto rossiccio, il muso piccolo, il corpo agile, gli occhi furbi che non mostravano timore, la coda ampia quasi come il corpo.
Improvvisamente alle nostre spalle abbiamo percepito un rumore come di erba calpestata , ci siamo girati appena in tempo per vedere una seconda volpe che afferrata la quiche di quaglie si stava allontanando con passo svelto e leggero verso la valle sottostante; a nulla sono valse le grida nel tentativo di spaventarla e fargli mollare il nostro pranzo.
Anche la volpe che ci aveva distratti era sparita trotterellando nella stessa direzione della prima, non ci restava che il vino, eravamo depressi, berlo dimezzato non ci sembrava il caso; il rifugio della Pontogna era distante una ventina di minuti , ci siamo guardati, avremmo bevuto il Bolgheri con un arrosto di cervo che sicuramente Fabrizio il gestore ci avrebbe cucinato, un rimedio non proprio inappropriato.
Così mezzora più tardi al calduccio del rifugio, con il Bolgheri giustamente ossigenato, raccontavamo agli altri commensali della nostra avventura e della conferma che la volpe oltre ad essere astuta apprezza anche la quiche di quaglie.
Al ritorno, con un po di vergogna abbiamo dovuto ammettere con Cris che eravamo stati giocati e che la sua composta di quaglie era finita purtroppo in tutt’altri stomaci che il nostro e non avevamo potuto apprezzarne la sicura bontà (sic!).
*Nelle foto io, Sergio e Luciano e la volpe